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The Legend of Zelda Classics - 5(+1) titoli per riscoprire le origini di un mito

  • Michelangelo Ameghino
  • 11 apr 2017
  • Tempo di lettura: 6 min

In questo periodo di uscite videoludiche eccellenti, Horizon Zero Dawn e NieR: Automata in primis, c'è un titolo che sta facendo parlare di sé più di tutti. Sto parlando di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, esclusiva Nintendo che ha messo d'accordo pubblico e critica e che alcuni hanno addirittura definito “il miglior videogioco di sempre”. Anch'io ci sto giocando e devo ammettere che tutto quest'entusiasmo è giustificato. Il motivo? Beh, un gameplay semplice e intuitivo, un regno vastissimo e pieno di segreti tutto da esplorare, una trama evocativa e, cosa più importante, un mondo “vivo” , in grado di rispondere agli stimoli ambientali proprio come accadrebbe nel mondo reale e che permette al giocatore di sperimentare senza limiti. In poche parole, un gioco originale e libero dalle convenzioni tipiche dei titoli attuali. Consigliato caldamente!

Ad ogni modo non sono qui per scrivere dell'ultima fatica Nintendo, bensì per ricordare i 5 episodi di questa saga (creata nel lontano 1987 da Shigeru Miyamoto e Takashi Tezuka) che mi hanno colpito di più e che hanno contribuito a rendere The Legend of Zelda il marchio vincente che è ancora oggi.

PS.: benché gran parte dei “nintendari” considerino The Legend of Zelda: A Link to the Past (1991) uno dei titoli migliori dedicati alla saga di Hyrule, non l'ho messo in questa classifica in quanto (mea culpa!) non sono mai riuscito a recuperarlo e, quindi, a giocarlo.

1. The Legend of Zelda: Ocarina of Time (1998, remaster 2011) – Iniziamo subito col mio preferito (a meno che, una volta che completato, Breath of the Wild non gli sottragga il posto!). La trama è semplicissima, classica fantasy, ambientata nell'immaginario regno di Hyrule (dove si svolgono la maggior parte dei titoli della saga). Noi siamo Link, un ragazzino che vive nei boschi, che si ritrova a dover salvare la principessa Zelda e il suo regno dalle grinfie del malvagio Ganondorf.

Ocarina of Time racchiude tutte quelle caratteristiche che hanno reso The Legend of Zelda un brand storico, primo fra tutti il senso d'esplorazione. L'avventura infatti non procede in modo lineare, bensì attraverso indizi e tracce che spingono il giocatore a riflettere sul da farsi per progredire con l'avventura. Nessuna “icona missione” sulla mappa quindi, o percorso prestabilito, ma pura e semplice logica: noi siamo il protagonista e per raggiungere il nostro traguardo dobbiamo arrangiarci, proprio come accade nella realtà. Se poi aggiungiamo il fatto che a metà gioco riceveremo uno strumento che ci permetterà di viaggiare tra presente e futuro beh, le possibili strade da percorrere aumentano notevolmente... come pure il rischio di perdersi!

1.2. The Legend of Zelda: Majora's Mask (2000, remaster 2015) – Col rischio di farmi dare del blasfemo, questo è il titolo che più ho odiato del brand. Tuttavia, cercando di essere il più oggettivo possibile, devo ammettere che Majora's Mask è forse anche l'episodio più originale tra quelli proposti da Nintendo. Infatti, persino io che non ne ho apprezzato il gameplay, sono comunque rimasto affascinato dai toni della narrazione e dal susseguirsi degli eventi.

Partiamo dalla trama, seguito diretto di Ocarina of Time: Link, dopo aver salvato il regno di Hyrule da Ganondorf, saluta la principessa Zelda (che in questo gioco sarà totalmente assente!) e, per una serie di peripezie, si ritrova nel mondo di Termina, dove un misterioso personaggio con una maschera, di nome Skull Kid, sta facendo uscire la luna dalla sua orbita per farla schiantare contro la Terra. Link ha solo tre giorni di tempo per fermare l'inevitabile o per lui e gli abitanti di Termina sarà la fine...

Già da questa sinossi si può notare come la storia si distacchi totalmente dal classico cliché del “salva la principessa/ sconfiggi il cattivo”; ma più che la vicenda in sé, a colpire è il modo in cui essa viene narrata. Majora's Mask immerge il giocatore in un mondo inquietante, dai toni più horror che fantasy, e lo mette difronte a temi come l'ineluttabilità della morte, la solitudine e l'emarginazione. Sfido chiunque a non aver provato un brivido lungo la schiena alla prima apparizione dello Skull Kid o della Luna “ghignante”. Insomma un gioco non per i deboli di cuore!

E allora perché lo detesto così tanto? Per la modalità di gioco principale: Majora's Mask impone un limite di tre giorni (72 ore) di gioco, circa 54 minuti nel tempo reale. Certo, utilizzando uno strumento, Link può tornare all'alba del primo giorno (con tanto di personaggi incontrati in precedenza che non si ricorderanno di lui!), ma ricominciare dall'inizio comporterà alcune penalità che alla lunga potrebbero risultare frustranti. Ora, ammetto che questa meccanica sia originale e interessante, tuttavia in un gioco come The Legend of Zelda, che ha sempre fatto dell'esplorazione e della riflessione il suo punto forte, l'elemento “lotta contro il tempo” mi ha infastidito... e non poco!

2. The Legend of Zelda: Twilight Princess (2006, remaster 2016) – Il mio primo gioco di The Legend of Zelda. La trama e le meccaniche di gioco sono pressoché le stesse di Ocarina of Time. Noi impersoniamo Link, un ragazzo di campagna che si ritroverà a dover proteggere il regno di Hyrule e la principessa Zelda dall'oscuro Ganondorf e dal suo perfido tirapiedi Zant.

Al nostro fianco però questa volta avremmo una “spalla” già entrata nel cuore di tutti i fan della saga: Midna, una demonietta dell'oscurità che ci guiderà nella nostra avventura. Altra novità risiede nell'abilità di Link di trasformarsi... in un lupo! Avete letto bene, in Twilight Princess il giocatore vestirà i panni di un licantropo o meglio... una specie. Mi fermo qui. La trama non è povera di colpi di scena, quindi qualsiasi altra informazione potrebbe risultare “spoilerosa”.

Nota di merito anche al tono generale della vicenda, più matura rispetto ai capitoli precedenti e con una fotografia cupa e realistica. In questo capitolo gli sviluppatori hanno infatti messo da parte le tipiche atmosfere fiabesche per abbracciare quelle più adulte del fantasy tolkieniano. Decisamente interessante!

3. The Legend of Zelda: The Wind Waker (2002, remaster 2013) – Questo è un titolo che non tutti hanno apprezzato, anche a causa di alcune meccaniche macchinose e alla lunga ripetitive, ma due sono i motivi per cui non poteva essere assente in questa classifica: il design e l'ambientazione.

Partiamo dalla prima: la grafica in The Wind Waker è in puro stile cel-shading (una tecnica finalizzata a far apparire le immagini generate con la computer grafica come se fossero disegnate a mano) e ciò rende il look generale simile a quello di un cartone animato giapponese. Link inoltre qui è un bambino ed è realizzato con uno stile caricaturale che è già diventato iconico, tanto che lo si trova stampato in molti dei prodotti del merchandising della saga.

Ma, scelte di design a parte, la vera novità del titolo risiede nell'ambientazione. Questa volta infatti ci facciamo strada a bordo di una piccola imbarcazione a vela in una Hyrule sommersa dalle acque, sfruttando i venti e scoprendo isole e tesori nascosti. Insomma, se non si fosse capito, con The Wind Waker gli sviluppatori hanno avuto la brillante intuizione di fondere tematiche tipicamente fantasy con le storie dei pirati. E il risultato è strabiliante: giocando a questo videogame si sente “il profumo del mare”. Volete una prova? Allora correte su Youtube ad ascoltarvi The Wind Waker: Ocean's Theme... non rimarrete delusi!

4. The Legend of Zelda: A Link between Worlds (2013) – Con questo gioco la Nintendo ha voluto fare un regalo a tutti quei disgraziati come me che non hanno mai avuto l'occasione di giocare al capitolo più famoso della saga, quel A Link to the Past di cui ho scritto nell'introduzione. A Link between Worlds è infatti il seguito diretto del capitolo sopracitato, del quale ricalca le meccaniche e la visuale “a volo d'uccello” (la stessa che ha reso famosi i titoli Pokémon per intenderci), aggiungendo però una variante curiosa. Il personaggio può infatti trasformarsi... in un affresco! E ciò gli permetterà di muoversi sui muri per esplorarli alla ricerca dei passaggi ai vari livelli.

Per quanto riguarda la trama si tratta della solita ma mai banale storia di formazione di Link (la serie incarna la metafora della crescita e dei riti di passaggio dalla fanciullezza all’età adulta), un giovane che dovrà salvare il regno di Hyrule e l'oscuro mondo parallelo di Lorule dalle forze del male.

Altra nota positiva le musiche, che presentano i temi classici della saga suonati da orchestra. Impossibile non commuoversi sentendo Zelda's Lullaby!

5. The Legend of Zelda: The Minish Cap (2004) – Infine tocca al capitolo col quale la maggior parte dei videogiocatori della mia generazione è cresciuta (non io, che l'ho riscoperto solo di recente). The Minish Cap è forse l'episodio della serie che come atmosfere più si avvicina a una fiaba per bambini, con musiche dolci, una grafica coloratissima e personaggi buffi ma carismatici.

La storia ancora una volta vede protagonista Link, un ragazzino che dovrà girovagare in quel di Hyrule per liberare la principessa Zelda da una maledizione e salvare il regno dal perfido Vaati (antagonista che per malvagità e pericolosità non ha niente da invidiare al ricorrente Ganondorf, assente in questo capitolo). Questa volta ad affiancare il nostro ci sarà Egeyo, un simpatico cappello parlante che gli farà da mentore e guida.

In The Minish Cap fa poi la sua comparsa una razza inedita, i Minish appunto, esserini minuscoli e pacifici che aiuteranno Link nella sua avventura. Essi serviranno inoltre per introdurre una nuova meccanica: la possibilità di rimpicciolirci! Come novelli Ant-man potremmo infatti esplorare il mondo dalla prospettiva di una formica e sfruttare tutti quei piccoli elementi (tane di topo, piante intrecciate a mo' di fune ecc.) che nelle dimensioni normali non ci servirebbero a nulla.

Insomma, con questo episodio il fantasy incontra I Puffi... e tutto ciò è fantastico!

E voi? Quale capitolo della saga avete apprezzato di più? E che ne pensate di Breath of the Wild? Fatecelo sapere nei commenti!


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