Cinque fra i più noti fotografi della storia per iniziare a costruire il tuo “bagaglio visivo”
- Francesca Fattore
- 21 feb 2017
- Tempo di lettura: 4 min
Quando ci accostiamo alla fotografia per la prima volta, è importante essere molto curiosi e non essere mai stanchi di provare e riprovare.
Quante volte ci sentiamo dire: “prendi la tua macchina fotografica ed esci”, meglio se da soli, anche senza scattare, solo per osservare il mondo che ci circonda ed immaginare uno scatto efficace.
Ci sono molti modi di approcciare il mondo delle immagini, ma quel che è certo è che, anche dopo anni ed anni di esperienza, bisogna sempre saper guardare.
Un paesaggio, un volto, una piccola azione che si sta svolgendo nel secondo in cui siamo dietro all’obbiettivo, costituiscono una storia. Congeliamo per sempre un secondo, strappandolo alle fauci del tempo.
Spesso, però, è difficile dare forma a ciò che abbiamo in mente, oppure non sappiamo quale storia vogliamo raccontare; ecco che l’importanza di un background personale si fa sentire.
Dobbiamo costruire il nostro “bagaglio visivo” in continuazione, con la fame di scoprire ogni volta un nuovo fotografo, visitare mostre, leggere libri e, come accennavamo, di “guardare”cosa c’è oltre.
Di seguito troverete accenneremo ad alcuni fra i fotografi più conosciuti della storia senza i quali non si può avere un quadro generale di come “raccontare” attraverso l’immagine.
Il linguaggio, si sa, è uno strumento potentissimo ma la fotografia è di certo il più immediato.
Henri Cartier Bresson (22 agosto 1908 – 3 agosto 2004) è un francese, padre del foto-giornalismo.

Definito “l’occhi del secolo”, racconta in chiave surrealista la Seconda Guerra Mondiale, ritraendo anche personaggi storici fra cui: Coco Chanel, Marcel Duchamp, Gandhi, Marilyn Monroe, Jean Paul Sartre.
Ha sempre dedicato le sue stampe a coloro cui voleva donarle ed è uno dei maestri dai quali cogliere insegnamenti come il valore dell’attesa di un buono scatto, e la passione incondizionata per la fotografia.
La Magnum Society ha un vasto assortimento dei suoi lavori; è un fotografo del non si può spiegare molto, ma che bisogna assolutamente esplorare con i propri occhi.
Vivian Maier (Febbraio 1926 – Aprile 2009) una donna in quello che, è risaputo, si identifica come un settore tuttora prettamente maschile.

La sua è una storia molto particolare: ha viaggiato molto facendo la bambinaia e non si è saputo nulla della sua attività fino a pochi anni dalla sua scomparsa. Furono trovati centinaia di negativi non sviluppati e questo è un buon spunto per riflettere su due aspetti: il primo, è che non guardava al risultato, ma più al momento in cui scattava, alle sensazioni che provava in quel momento. Il secondo è che, come mostrano le sue foto, lei sapeva guardare; ad ogni scatto aveva la consapevolezza che l’immagine sarebbe uscita esattamente come la voleva lei, pur essendo autodidatta.
Multilingue, lunatica ed eccentrica, racconta storie semplici: attraverso i suoi occhi scopriamo la società del suo tempo, fra le strade di New York e Chicago. Molto interessante il libro illustrato della sua vita intitolato “Lei” (“She”) di Cinzia Ghigliano.
Robert Capa il cui vero nome era Endre Emo Friedman, è un ungherese pioniere del reportage.

Durante la sua carriera segue ben cinque conflitti bellici: guerra civile spagnola, II guerra sino-giapponese, II Guerra Mondiale, guerra arabo-israeliana e la I guerra d’Indocina.
La sua è una storia di passione e sacrificio, sempre in viaggio con l’unico scopo di raccontare al mondo cosa sta succedendo in posti lontani: il dramma della guerra, la perdita, lo sgretolamento dei valori sociali ma, allo stesso tempo, la speranza, una piccola luce nel buio.
Per saperne di più sulla sua storia e sulla sua carriera, potete leggere il suo celebre libro “Slightly out of focus”, finalmente tradotto in italiano nel 2016 e disponibile anche da Feltrinelli.
Ansel Adams (20 febbraio 1902 – 22 aprile 1984) da quando ricevette la sua prima Kodak a 14 anni, non si fermò più.

Fotografava in bianco e nero paesaggi e parchi nazionali d’America. Il suo lavoro è molto dettagliato ma anche intimista, in quanto passava settimane nelle terre arse dal sole fra i Canyon pur di raggiungere la perfezione dello scatto.
Fa al caso vostro approfondire il suo lavoro se siete dei tipi più “tecnici”, infatti ha redatto una trilogia di manuali di tecnica fotografica, fra cui: “The Camera”, “The negative”, “The Print”. L’ultimo, ovviamente, si riferisce al fatto che scattava in analogico, come la maggior parte degli artisti proposti e questo offre un altro spunto interessante: al giorno d’oggi, non occorre specificarlo, tutti possono scattare foto, con qualunque mezzo (anche solo il cellulare); questo forse rende ancora più difficile tentare di riflettere su un’immagine e, soprattutto, saper osservare prima di scattare.
Sebastião Salgado è il brasiliano di 73 anni considerato il più grande fotografo dei nostri tempi.

Il suo è un esempio di dedizione in quanto è sempre in viaggio per sviluppare i suoi progetti, talvolta anche per anni. Dopo aver lavorato con la Magnum, ha fondato la sua Amazones Images ed è costantemente impegnato nel sociale (meraviglioso il suo documentario intitolato “Il sale della terra”).
Fra i suoi reportage umanitari, “Genesi” mostra i cinque continenti fotografati in un unico lungo viaggio, non senza difficoltà. Il suo non è un documentario sulle etnie del mondo o sull’essere umano di un determinato luogo; è la storia dell’umanità intera.
Dopo questa breve “carrellata” su alcuni dei fotografi più rilevanti dei nostri tempi, la conclusione sembra chiara: non smettete mai di leggere e di informarvi, di seguire mostre ed eventi in cui confrontarvi con altri fotografi del presente o del passato.
Soprattutto, siate curiosi e… guardate per imparare a “vedere”!
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